domenica 29 aprile 2012

Tre poesie di Paolo Polvani


La violoncellista



La violoncellista estrae dal pozzo della notte

un alveare volante, le rotaie

della metropolitana, un tonfo,

un garrulo stuolo di cornacchie,

il vento che gonfia le lenzuola, il vento

che fa di marzo un maestro di nitidezze.



L'archetto si profuma di laghi.



La violoncellista ci abitua ad ogni sorta di miracolo marino

la testa gonfia di singhiozzi

percorre le incongruenze delle periferie

i sussulti dei treni inghiottiti dalla nebbia

i tornanti scoscesi dell'amore.



La violoncellista esibisce a volte un sorriso che non è di questo mondo

ricorda le beatitudini del bosco

siepi di rosmarino spalancate sulle palpebre.



Ma io voglio vedere le sue gambe voglio vedere

se l'alba le disegna una città di mare sulla fronte.










Le clarinettiste della banda



Alle clarinettiste della banda aprile

porge nuovi alfabeti sulle labbra e avvolge

la scansione degli anni al ceppo della primavera.





Le clarinettiste costeggiano le occorrenze

del vento, l'impellenza dell'amore

e l'idea stessa di una geologia del corpo,

le mani frammentarie e il farneticare

luminoso dei capelli, le promesse di una fertilità

terrena, la continuità delle gambe.





Le precede il fiume di una musica rotonda

che si sgrana in forma d' acini d'uva,

polpa d'anguria, si dissipa nel segreto dei chicchi

di una melagrana, si allarga nel respiro

di un'erba invaghita della luce.










I gerani
 


Sono tranquilli scalatori:

si sono arrampicati

fino all'estremo rosso

senza un cenno d'affanno,

senza un lamento.



Sono acrobati del colore:

si tengono in equilibrio

tra bellezza e meraviglia.



Sono maestri pirotecnici:

hanno guizzi di fuochi d'artificio,

i petali sono lapilli di vulcano

che segnano l'inchiostro della notte.



Non bruciano

eppure vivono perennemente sulle soglie del fuoco.



Se li guardi a lungo sanno come stordirti

ma tengono ben salda la testa sulle spalle.

Soltanto dondolano lentamente

sotto la carezza di un domestico vento.

Si tengono abbracciati stretti a un acuto profumo.



Sanno come si vive:

spargono bellezza senza chiedere nulla in cambio.



Sanno come si muore:

senza clamori, in silenzio,

in punta di piedi se ne vanno.














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