lunedì 2 luglio 2012

Daniela Quieti su "Intervista a Antonio Spagnuolo" di N. Pardini


Sono di Pescara, concittadina di Gabriele D’Annunzio, dunque, il Vate, e mi ha fatto piacere ritrovarne le suggestioni in questa intensa e illuminante intervista. Così come, fra gli altri autori citati, leggere Omero, l’altro Vate, cieco secondo la leggenda, ma che riesce a vedere la santa verità, il divino approdo fra “Eros e Thanatos”. 
Penso anch’io che l'endecasillabo, pur libero, sia il metro connaturato dell’arte poetica italiana e condivido le riflessioni sulla letteratura contemporanea e sull’editoria, con gli annessi e connessi, purtroppo. Complimenti vivissimi ad Antonio Spagnuolo e a Nazario Pardini che ha selezionato le domande. È stato un bell’incontro con un sensibile poeta, medico umanista, che sa ancora interpretare empaticamente le sofferenze del corpo e i segreti dell’anima come vocazione.

Daniela Quieti

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