domenica 10 febbraio 2013

N. PARDINI SU: EZIO FELISA "IL PITTORE DELLA NATURA"

 
 

EZIO FELISA

IL PITTORE DELLA NATURA

 

 

 

Ho ricevuto un grande dono: un DVD delle opere di Ezio Felisa. Un dispiegarsi di scarti interiori in tatuaggi di un simbolismo naturale di grande impatto umano, emozionante. E poi, con quella musica in sottofondo che li accompagna, e li arpeggia, melodiosa; sì!, melodiosa come la musicalità che sprigionano questi dipinti. La plasticità delle figure, la pluralità delle cromie, e la vivacità allusiva di un panismo esistenziale, che sa, anche, alleggerirsi in figure quasi eteree, fanno di questi quadri una vera narrazione delle vicissitudini umane. Sì!, perché sono tutti in quei colori, in quelle magiche invenzioni di slanci visivi, i nostri subbugli interiori. Ho visto un artista confondersi ad una natura che, generosamente, l’accompagna, rivelando la sensibilità e la complessità della sua anima. Felisa si abbandona ai giochi naturistici, ai loro intarsi, ai loro cieli, ai misteriosi flutti di mari infiniti, ora leggeri come piume, ora impetuosi su scogli logorati. Il suo animo è in fuga. In fuga in questi giochi che lo accolgono pazienti, lo educano al silenzio, e lo impreziosiscono dei loro tramonti, delle loro brezze marine, dei loro rumori, anche; e di quei lievi suoni che riescono a percepire solo i grandi artisti.  Ritorna poi il pensiero, ritorna l’immagine, rincasa l’anima, dopo la fuga, in seno al pittore. E lui la trasferisce sulla tela quasi pilotato da tanto incantesimo.
         Quei trabucchi, quegli scogli a dirupo, quegli orizzonti tanto infiniti quanto le nostre aspirazioni alla libertà, le distese nivali tutto è umano, tanto umano. Un umano, però, che sa aleggiare per elevarsi all’azzurro. Come, d’altronde, ogni spirito nobile cerca di distaccarsi dal terreno per azzardarsi all’oltre. E tutto si fa poesia.
         Felisa non dipinge solo la natura; io direi che dissemina la tela dei suoi ritmi interiori. Non siamo di fronte a semplici rappresentazioni bucolico-paesaggistiche. No! Il pino, il mare, la chiesa, le vele, ogni configurazione non è altro che una parte di interiorità che trova la sua concretezza in quel linguaggio figurato. Un linguaggio che si fa allegorico, estremamente loquace, che sa comunicare con dolcezza, ma anche con grande decisione emotiva.
Affermava Charles Baudelaire, parlando di pittura, che solo gli artisti possiedono il sesto senso. Quello che fa loro percepire i misteriosi messaggi, nascosti ai semplici mortali.           

Nazario Pardini                                                                    06/02/2013

 











 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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