mercoledì 17 aprile 2013

INEDITI DI CARLA BARONI



http://youtu.be/zN2EaovDSg4



Scrivo poesie da una vita ma solo in tempi piuttosto recenti ho cominciato a confrontarmi con gli altri attraverso i concorsi letterari. Ho trovato poesie belle, meno belle, bellissime ma tutte in stile “lacrimevole”. A questo genere non ho difficoltà ad adeguarmi avendo avuto una vita piuttosto sofferta (sono poliomielitica) ma io concepisco la poesia come forma letteraria a 360 gradi ossia capace di esprimere qualsiasi situazione anche per divertirsi e fare divertire. Ecco due mie “creazioni”: una molto meno seria che inserirò prima o poi in uno dei miei libretti d'amore che sono la mia passione. Una seria e che ha vinto già diversi premi.








Che mi tradissi avevo già il sospetto
 
 
Che mi tradissi avevo già il sospetto
e per ovviare a questa situazione
per essere più bella ed attraente
bionda mi feci con le ciglia finte
pronta a mettere un po' di silicone
là dove la natura era carente.
Ma poi scoprii che quell'amante che
ti faceva girare sì la testa
e baffi e barba aveva l'impostore.
Ho tagliato i capelli ora non tinti
ho lasciato il belletto ed il mascara
ma oggi ho visto che improvvisamente
un vistoso interesse tu mostravi
per le mie gambe non più depilate
adesso più villose di un caprone.
È tardi amico non se ne fa niente.
La commessa del bar della stazione
ieri mi ha fatto la dichiarazione.
 
Carla Baroni
 
 
 
 
 
 
 
Estate bionda
 
 
Estate bionda, alla tua fatica
io non mi arresi mai completamente.
Legata a una stagione senza età
mai consumata con i bocci in fiore
non aperti né all'austro né al grecale
in selve mi inoltrai col desiderio
di un papavero rosso alla mia sponda.
E nell'intrigo oscuro crebbi felci,
umide felci spose già ai cipressi
dove il silenzio arresta la parola.
Così non ebbi spighe od uve acerbe
non ebbi la cicala a canticchiare
le note cupe della tua passione:
c'erano bocci chiusi sui miei rami,
c'era l'attesa
di un fiore ormai reciso dalla falce.
L'arco del giorno si conclude, a turno
vanno le gazze a scuotere l'ulivo:
qualche frutto ancor cade ma è marcito.
Non c'è più nulla adesso da godere
le nubi si accartocciano a ringhiera
a coprire ogni stella in firmamento
ma io attendo sempre il fiore rosso
che mi schiuda le labbra nella sera.
 
 
Carla Baroni
                               
                           
 
 
 
 

5 commenti:

  1. L'euritmica musicalità e l'accennata sonorità di questa poesia si accompagnano, nella prima composizione, a spiccata ironia e ad accentuata e divertita allusività; nella seconda ad una percezione panica della natura, attraversata (e connotata) da intensi elementi autobiografici.
    Due lacerti poetici molto diversi tra loro che rivelano come la Baroni sia aperta ai vari momenti della vita, anche a quelli più sapidi e satirici.
    Pasquale Balestriere

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  2. Conosco Carla Baroni da un po' di tempo e abbiamo anche fatto alcuni viaggi insieme, in occasione di premi letterari. Devo dire che l'ammiro e la stimo tantissimo, non soltanto perché è una brava e impegnata poetessa, ma anche perché riesce a superare con estrema naturalezza e disinvoltura le sue difficoltà fisiche, mostrando un carattere forte ma dolce e simpatico nello stesso tempo. Non si perde mai d'animo. E la sua poesia è come lei: decisa, sicura, persino ironica in certi tratti. Carla Baroni è secondo me una poetessa molto valida, come poche attualmente, con un discorso poetico fortemente imperniato sulla persona, sulla storia, sulla società.
    Da questo spazio "virtuale", come si suol dire ormai, rivolgo un mio caro saluto all'amica Carla e un ringraziamento a Nazario per avermi dato l'opportunità di rileggerla.
    Giuseppe Vetromile

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  3. C'è un'affinità tra queste due poesie, apparentemente divergenti, di Carla Baroni: la musicalità del verso, ed è già questo - per me - sintomo d'autenticità.
    Ma voglio soffermarmi su quella che lei stessa definisce "molto meno seria", nella quale - da un rimando ironico all'altro - mi è sembrato di cogliere quel volare rasoterra che non è segno di frivolezza bensì di umana comprensione, di scoperta del paradosso quale aspetto, appunto, della normalità e, dunque, di qualità necessaria al puro manifestarsi dell'ispirazione.
    In "Estate bionda", al contrario, il verso si lascia invadere e, forse, è proprio per tale motivo che non arriva la resa.
    Ciò m'induce a rinvenire un altro punto di contatto: la speranza che, in un caso come nell'altro, si presenta rossa
    come l'amore.

    Sandro Angelucci

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  4. Due composizioni poetiche, una giocosa e l'altra malinconica, per dire sostanzialmente che la vita non è mai piena. C'è sempre qualche lacuna da colmare, qualcosa che manca e di cui si avverte l'assenza, la ferita. Una visione equilibrata dell'esistenza, capace di scherzare sugli aspetti deludenti della stessa, senza mai cedere le armi o cadere in prostrazione. Attrae la sana musicalità del verso nell'asciuttezza espressiva.

    Franco Campegiani

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