martedì 10 settembre 2013

N. DI S. BUSA': "ARTICOLO"

Perseguiamo l’Anima antica, con la consapevolezza di Dio e della salvezza

di Ninnj Di Stefano Busà

Vi è un gran bisogno oggi di autodefinirsi nella cristianità, riconciliarsi coi dogmi di una fede cristianamente intesa, aderire all’anima “preistorica” il più lontano possibile dal peccato originale che ci ha visti estromessi e cacciati dall’Eden. Abbiamo necessità di una nuova coscienza, di una rinnovata  consapevolezza di Dio e della motivazione di salvezza che ci orientano alla fede, senza la corruzione storica di un “male” che ci stritola.
Ma non sappiamo amare Dio nel simbolo escatologico della conversione sincera, con l’intento di creare un ponte che ci avvicini e non ci allontani dalla catarsi ontologica della specie.
Il sentimento di vanagloria, di onnipotenza, di arroganza ci da l’impressione di essere superiori, ma basta un piccolo soffio di vento, una malattia, una sventura, una guerra, un tracollo finanziario, a farci capire che siamo come un fuscello in preda alla tempesta.
Non vi può essere salvezza se non seguiamo la giusta via, che è quella delle regole morali, della carità cristiana e della tolleranza.
L’uomo è andato sempre più smarrendosi nei bassifondi di un male inalienabile rimanendo impotente dinnanzi alla scala dei valori che portano a Dio e non sa uscire oggi dallo smarrimento che un simile comportamento ha ingenerato nella logica degli eventi.
Questo nostro tempo richiede infatti una profonda disamina sui veri significati dell’esistenza, sui problemi che rimettono in discussione continuamente l’individuo e la sua condotta. C’imbattiamo ogni giorno in problematiche che non vengono risolti dall’Intelletto “pensante” ma da una sorta di alter ego individualista ed egocentrista che rinnega radicalmente ogni tentativo di soluzione al domani, ma il “domani” si ripresenta in forma più grave e aberrante, perché nel frattempo i guasti diventano irrimediabili e si sovrappongono fino allo schianto.
Ci stiamo avvitando in una spirale di morte “cerebrale” non facciamo più funzionare il buon senso, il senno, la funzionalità del cervello le cui funzioni sembrano essersi inceppate da una forma mentis in stato vegetativo.
Viviamo quasi sospesi in una calma apparente che somiglia ad una metànoia
allucinante e suicida.
Il mondo gira vorticosamente e noi con esso, in un forsennata giungla modernizzata, ma senza più controllo, quasi catapultati dalle nostre stesse inconcludenze e inadempienze.
Questa società globalizzata, planetaria e consociativa, lo è solo in apparenza,
perché solidale e ben disposta non lo è affatto, nella realtà rifiuta ogni compromesso fatto in nome del bene “comune”, rimuove ogni aspettativa propria e “dell’altrui”, non è affatto collaborativa né indulgente verso il senso del Giusto, della Verità, della giustizia.
Questa società universalizzata e ipermeccanicistica, moderna e tecnologicamente avanzata è diventata una trappola mortale per la salvezza dell’anima. In un mondo carico di veleni e di ostracismi, di egoismi e di deviati ecosistemi, si è insediato il tarlo dell’indifferenza e dell’abulia. Siamo abulici e frastornati, smarriti in un labirintismo da noi stessi creato, che non ci dà tregua, ci logora continuamente e ci fa vittime inconsapevoli di un’inquietudine che rasenta la follia. Siamo passati da un’economia mercantile ad una società di ecosistemi deviati, di derivati finanziari altamente nocivi per l’umanità intera. La crisi che stiamo attraversando viene infatti da lontano, non è solo prodotto nostrano e ci sta precipitando in una voragine di malessere e miseria.
Dobbiamo tornare a tempi più umanizzati, più a misura d’uomo, più tolleranti col nostro status humanitas.
Se vogliamo ritrovare la luce, è soprattutto la coscienza e l’intelletto che bisogna cercare non effimere strategie e malefici che ci allontanano dalla salvezza.
È una lotta ìmpari, una lotta che ci porta a soffrire di astinenza perché finora siamo stati “drogati” da un progresso esasperato, senza controllo, da un individualismo e libertarismo senza freni inibitori  -off limit, - portato alle estreme conseguenze che ha prodotto un danno immenso.
Oggi che tutto ci torna indietro come un boomerang, dobbiamo dosare il male
e modificare radicalmente il nostro atteggiamento di fronte alla vita, alle forme di pensiero, alle categorie di azioni che abbiamo intrapreso finora, prima che una sorta di valanga ci precipiti a morte certa in maniera irreversibile e forsennata. Facciamolo, perché i processi spirituali di libertà e di risanamento eticoculturali non possono più attendere, il grado di pericolosità è diventato troppo alto ed ognuno deve prendersi la sua parte di responsabilità.
È tempo di discernimento, è tempo di riprendere “da noi stessi”, salvarci da noi stessi, in un empito di bene, di speranza, di umanità, rientriamo nel senso comune del giusto, del bello e del bene, con questi presupposti potremo giungere alla Verità che aneliamo.  


                                                                                   Ninnj Di Stefano Busà

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