sabato 2 novembre 2013

N. PARDINI: SU "SOLTANTO UNA VITA", ROMANZO DI N. D. S. BUSA'

Ninnj Di Stefano Busà: Romanzo

SOLTANTO UNA VITA




Nuova avventura letteraria per Ninnj Di Stefano Busà:  un’opera dove si riversa tutto il sapere, tutta l’immaginazione, e tutta la visione di una realtà sociale e ambientale poeticamente vissuta e ri-vissuta, condita con tanta generosità emotivo-esplorativa, di cui la Nostra ci ha dato forti connotazioni nelle plurime realizzazioni letterarie. Qui si tratta di un romanzo, il primo della Busà: un grande mélange di cospirazioni naturistiche, di pitture mozzafiato, di forza evocativa, di scavi psicologici, e di intrighi che mai si allontanano da una verità, specchio dei nostri giorni. 
        L’opera si apre con un quadro da schermo  tridimensionale di sperdimento panico; un tuffo in un oceano che farà da base erotico-cromatica a tutta la vicenda: “Dopo la curva, l’oceano si apre improvvisamente, come una valva sul fondale macrospico di un’immensa alba di luce. L’ora è abbagliante, appare già col suo splendido peplo arabescato di lapislazzuli e oro. Il cielo è di un cobalto opalescente, con bagliori e striature di nuvole stratiformi che si riflettono sulle acque dell’oceano, il panorama rivela la natura selvaggia del luogo e l’amabile incantevolezza di quel tratto d’insenatura…”. Già il lettore è messo sull’attenti. Percepisce fin da subito l’eleganza, e la forza linguistica di un’autrice che sa trattare la parola per captare l’animo, la mente e la sensibilità di chi partecipa alla scena. Un momento prodromico di grande rilevanza: un’antiporta che equivale alla carta di identità di un’autrice che da una vita lotta a tu per tu con la parola per renderla adatta a tradurre un’anima infinitamente vasta e infinitamente disponibile verso plurime esperienze di perspicua sapidità umana. Infinitamente possente di intuizioni immaginifiche. E ci si imbatte subito col personaggio principale: Giulia. Personalità manageriale, gentile, affascinante, attiva, generosa, bisognosa di affetto, e di amore, che, dopo un rapporto di grande conflittualità con Paolo, infantile, complesso e difficilmente gestibile (Egli stesso talvolta rimaneva stremato, avvilito dall’incongruenza dei suoi gesti bruschi e immotivati…), incontra Giorgio. L’incontro assume contorni di sapore odissaico. Avviene sulla spiaggia, lui naufrago (Giorgio Tozzi, ingegnere minerario di una grande piattaforma allocata in mare dalla Società AGIP…  al largo di Buenos Aires… si era imbattuto in un violento nubifragio, venendo quasi catapultato dalla furia delle acque in quella baia solitaria, dove per fortuna lei lo aveva trovato): è il suo uomo, dolce, vivace, intelligente. Ma sposato con Gemma da cui ha avuto il figlio Alessio. L’amore vince su tutto e Giulia e Giorgio vivono una storia di grande intensità:Una storia lunga, la loro, una passione che non conosce stanchezza, ripensamenti, diverbi. Niente che possa far sobbalzare o vacillare la loro unione. Sono come la roccia fusa...”.
        La maternità difficile di Giulia, il completamento della sua femminilità con la figlia Emily. Le sue complicanze di salute, la ripresa, la nuova vita. La vacanza da incantesimi di sapore edenico. I rimorsi di Giorgio per avere abbandonato del tutto il figlio. Le sue defaillances cardiocircolatorie. E la natura (A fare da collante: il mare, il cielo, una spiaggia incontaminata, l’ospitalità genuina e affettuosa, le gite nei dintorni, le lunghe conversazioni), con tocchi di eleganza che concorrono a delineare un ambiente  raffinato e signorile: “Ne provano tanti di vestiti quel pomeriggio, tutti di grandi firme: Versace, Balenciaga, Valentino, Cavalli, Rocco Barocco, tutti sontuosi e bellissimi, ma Emily è davvero stanca, quel “togli e metti” l’ha estenuata, ritiene di aver trovato quello che gradisce tra tutti, in un Armani…”. Poi la serenità di Giorgio, dopo uno stress da rompi cuore, per l’incontro col figlio, e la tragedia del parto di Emily:Subito Emily viene sedata e anestetizzata con epidurale. L’intervento riesce, ma il bambino nasce morto…”, da cui scaturiscono le riflessioni della scrittrice sulle amare vicende dei suoi personaggi: “Dopo un lutto di quel genere, si diventa scontrosi, quasi accidiosi nei confronti della vita che mette sempre a dura prova. Non è possibile scamparla, ogni felicità è pagata a caro prezzo, tanto caro prezzo!!”.
        Opera sana, pulita, chiara, positiva; opera che è cresciuta su baluardi di sani principi, dove alla fine, quello che domina sono i valori della famiglia, dell’unione, dell’amore; un’opera che va certamente controcorrente  considerando le nefandezze e i disvalori che vengono propinati dalle letture di solito prese in considerazione da case editrici cosiddette grandi.
        L’intrigo è avvincente, senza vuoti; le pagine corrono veloci. Ogni descrizione è finalizzata a rese psicologiche. Il carattere dei personaggi spicca chiaro e ben delineato. I dialoghi sono incalzanti. E la natura coi suoi squarci di cielo, di terra e di mare accompagna attenta il dipanarsi della storia con colori ora tenui, ora vivaci, ora brumosi in funzione non tanto descrittiva quanto introspettiva. Ed è con queste rappresentazioni poeticamente articolate che la Busà dà sfogo ad un animo propenso ad un realismo lirico di grande entità simbolica. L’intreccio va avanti rapido e avvincente, suasivo e trascinante. Si legge tutto di un fiato. Ma non tocca a me concludere la storia. Anche per non togliere il piacere della lettura al fruitore. A me tocca invece dire che la grande editoria dovrà, sicuramente, porre attenzione a quest’opera pregna di vita e di creatività; di problematiche sociali e ambientali attualissime. I personaggi sono delineati con tale realismo visivo, da darci l’idea già di un film in proiezione. Sì!, si dovrà porre attenzione a questo romanzo da parte di certi editori alla scoperta del best seller. Perché qui c’è un valore aggiunto in più: la penna di una grande scrittrice che da una vita dà tutta se stessa alla ricerca del verbo e ai suoi innesti per trame ricche di pathos ed energia creativa. A voi la lettura perché vale più saper leggere che saper giudicare. Noi possiamo solo riportare la conclusione emblematica dell’opera; conclusione che ha tanto della filosofia umana della scrittrice. Un leit motiv che lega le vicende come un tema musicale di sottofondo in un’opera lirica pucciniana: “Non passi per troppo mieloso il concetto che Dio è la fonte, noi siamo la gola riarsa: il nostro limite è la sete inestinguibile, impetuosa e inarrestabile, abbiamo bisogno di lui per dissetarci. 

Noi siamo in fondo soltanto una vita, nient’altro...”

                                            Nazario Pardini

2 novembre 2013

Qui  di seguito lo scritto che apparirà  nel retrocopertina del romanzo:

  NEL RETROCOPERTINA

L’autrice già assai nota come poetessa, si cimenta per la prima volta nel genere del “romanzo” con una storia d’amore.
Toh! direte...che novità!... Invece, il lettore resterà stordito, ammaliato da questa storia d’amore: un tempio, un soffio di eternità avvincente e puro, di una purezza adamantina, quasi imperturbabile, evanescente, che vi farà sentire nudi nell’immenso universo della vita. Attraverso un descrittivismo naturalistico di rara perizia, che è anch’esso poesia, si snoda la storia dei protagonisti, la sagra dei sentimenti senza tempo, descritta con dovizia certosina che vi catapulta in suggestioni, in emozioni intense. Un vero bagno purificatore nell’universo delle false conquiste, delle ipocrisie fantomatiche dell’esistente. Questa storia vi farà sentire fortificati, dentro una purezza eternante: catarsi e turbamento nel soffio della vita insensibile, quasi sacrilega di oggi.



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