domenica 2 febbraio 2014

N. PARDINI SU: "LA FRAGILITA' DELLE COSE GRANDI", DI N. D. STEFANO BUSA'

Ninnj Di Stefano Busà: La fragilità delle cose grandi
Studio per un romanzo

NARRATRICE DI UNA COMPLESSA SEMPLICITA’ CHE, CON AUTOREVOLEZZA,  STRINGE LA QUOTIDIANITA’ IN UNA PERSONALISSIMA FILOSOFIA




Ho voluto riportare, di seguito, quelli che sono i momenti focali di una vicenda che racconta la vita in maniera mai evanescente, ma sempre aderente ad una realtà vicina ad ognuno di noi. Qui l’autrice rivela tutto il suo essere, il suo pensiero, l’idea sua dell’esistere, della morte, e dell’inquietudine della storia umana. La profondità è il suo talento. Andare al cuore delle situazioni con garbo e gentilezza, ma anche con affondi che strappano l’anima. E tutto si distende su descrizioni ora murmuri di tempeste e bufere per anticipare la drammaticità dell’evento: <<… C’è una leggera nebbiolina solo a tratti, comincia a metà strada un acquazzone, con raffiche di vento, ma superato il tratto interessato al maltempo, la viabilità si ripresenta normale: vi è un cielo plumbeo che promette altra pioggia e qualche piovasco nella zona, le previsioni meteorologiche lo danno per certo, soprattutto, al Passo del Turchino le condizioni appaiono pessime, previsti forti scrosci sul fronte orientale e presso la Cisa…>>;  ora su tappeti di una natura suadente per accompagnare la semplicità complessa del gioco dell’amore: <<… Enrico e Teresa sono esausti ma soddisfatti del loro operato. L’insegna luminosa fa gran bella figura sulla vetrina principale della Farmacia. La cassa è luccicante e i locali pulitissimi e igienizzati. Tutto lascia trasparire ordine e pulizia; vi sono fiori ovunque…>>.
E quello che tiene avvinti è la scorrevolezza del dettato verbale. Un dettato che è maturato in un’anima ora addolcita dagli abbrivi dell’amore, ora violentata da quelli del dolore.
 C’è la passione, c’è  l’apologia del bene e del bello, c’è lo slancio emotivo verso l’azzardo del mistero, c’è il tatto di una scrittrice che vuole raccontare vicissitudini emotivamente complesse e non semplici, come non semplice è il nostro essere ed esistere, ma lo vuole fare in maniera pulita e positiva: <<… Jessica Martinelli e Marco Vallardi, in un completamento di forme e sentimenti che si possono definire “aurei”:...>>.
 Ed anche dai fatti più tristi, dagli interrogativi più problematici (“perché proprio a  me: Che cosa ho fatto di male?...”,  <<… “La morte del mio ragazzo, continua la donna, “è stata una tragedia anche per me, si trattava dell’unico figlio, ed era la luce dei miei occhi>>) esce un impulso a credere, una spinta a non mollare, un input ad affidarci a quel mistero con la speranza che prima o poi sciolga la matassa dei suoi intrecci. E l’avvia, questo mistero, a conclusioni di affetti e vicinanze, di sintonie e affinità, di memorie scottanti e rigeneranti, anche se trapela dal tutto la coscienza della fragilità di questa nostra storia, di questi nostri esigui spazi: <<… Così come le cose grandi hanno la loro fragilità, il loro pudore, la loro profonda ragion d’essere…>>; anche se trapela, alla fine, che il dolore e la gioia si diluiscono su una strada a cul de sac affacciata su orizzonti indecifrabili. Ma orizzonti sui quali sventola, pur sempre, a tinte forti la parola amore: <<… L’amore è la poesia dell’anima e dei sensi, il trasalimento più commovente di una ricerca incessante dell’altro da sé...>>.

                                            Nazario Pardini
01/02/2014






1 commento:

  1. In attesa di leggere l'interessante libro, cordialmente un augurio di buona continuita' letteraria & buona poesia a tutti!
    Miriam Binda





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