lunedì 12 maggio 2014

UMBERTO CERIO SU N. PARDINI DA "LES FEURS DU MAL", DI C. BAUDELAIRE

NOTA DI UMBERTO CERIO

Umberto Cerio, collaboratore di Lèucade


Ed ecco giunto anche Baudelaire sullo scoglio di Lèucade! Con i suoi fiori del male (che poi male non fanno) porta anche sulla nostra anima l’autunno pieno di frutti delle idee e del cuore, l’inondazione dell’anima “dove l’acqua scava dei vuoti come tombe”, ma stranamente senza dolore, con una sensazione di pacata serenità. Com’è attuale qui il disagio e il male di vivere! Il tempo ci scava anche dentro la vita e l’oscuro nemico si nutre e cresce del nostro sangue. Ma ormai ciò non addolora più di tanto. Il dolore è così “fortificato” da essere divenuto quasi un’abitudine, “un vizio assurdo”, come la morte era per Pavese, come l’abitudine della morte per tutte le cose. Una caduta, una “chute” nella stretta cella obliqua come ci aveva ammonito Camus nel 1956, dove la veglia era “un accroupissement” ed il sonno una “chute”, appunto.
Grazie, Pardini, di avermi riportato, oltre che alla rilettura di Baudelaire, anche ai ricordi della mia giovinezza, che viveva queste letture con il fervore dei vent’anni.



L'ENNEMI
(de “Les fleurs du mal”)

Ma jeunesse ne fut qu'un ténébreux orage,
Traversé ça et là par de brillants soleils;
Le tonnerre et la pluie ont fait un tel ravage
Qu'il reste en mon jardin bien peu de fruits vermeils.


Voilà que j'ai touché l'automne des idées,
Et qu'il faut employer la pelle et les râteaux
Pour rassembler à neuf les terres inondées,
Où l'eau creuse des trous grands comme des tombeaux.

Et qui sait si les fleurs nouvelles que je rêve
Trouveront dans ce sol lavé comme une grève
Le mystique aliment qui ferait leur vigueur?

Ô douleur! ô douleur! Le Temps mange la vie,
Et l'obscur Ennemi qui nous ronge le cœur
Du sang que nous perdons croît et se fortifie!

Charles Baudelaire



La mia giovinezza una tenebrosa tempesta
attraversata qua e là da raggi di sole;
i tuoni e la pioggia hanno fatto un tale dissesto
che nel mio giardino pochi i frutti vermigli.

Nell’autunno dei miei pensieri
devo usare la vanga ed i rastrelli
per riportare le terre come erano ieri
dove l’acqua ha scavato fosse come avelli.

E chi sa se i fiori nuovi che io sogno
troveranno su questo suolo di greto
il mistico alimento di vigore.

O dolore! O dolore! Il tempo mangia la vita,
e l’oscuro nemico che ci rode il cuore
cresce e si fortifica col sangue che perdiamo.

Nazario Pardini (liberamente tradotto)




BRUMES ET PLUIES
                                 
O fins d’automne, hivers, printemps trempés de boue,
endormeuses saisons! je vous aime et vous loue
d’envelopper ainsi mon coeur et mon cerveau
d’un linceul vaporeux et d’un vague tombeau.

Dans cette grande plaine où l’autan froid se joue,
où par les longues nuits la girouette s’enroue,
mon ame mieux qu’au temps du siècle renouveau
ouvrira largement  ses ailes de corbeau.

Charles  Baudelaire
                                       


NEBBIE E PIOGGE

O fini d’autunno, inverni, primavere, inzuppate di fango,
addormentatrici stagioni! vi amo e vi lodo
poiché avvolgete così il mio cuore e il mio cervello
di un sudario vaporoso e di un vago sepolcro.

In questa grande pianura dove il freddo austro si sfoga,
dove nelle lunghe notti la banderuola si arrochisce,
l’anima mia meglio che al tempo della tepida primavera


aprirà largamente le sue ali di corvo.



Nazario Pardini (liberamente tradotto)





2 commenti:

  1. Caro Nazario, anch'io sto traducendo poeti francesi. Non male sarebbe fare un lavoro insieme. Cosa ne pensi?

    Luciano Nota

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo Luciano. Organizziamoci.
    Fammi sapere
    Nazario

    RispondiElimina