giovedì 11 settembre 2014

NAZARIO PARDINI SU "- SAMHAIN" - DI MAURIZIO DONTE

Poesia agile,  coinvolgente per il suo distendersi su note euritmiche che ben accompagnano accostamenti inconsueti disvelanti luci  ed ombre.  Un melologo di intensità emotivo-misterica; un canto di memoria storica, che tanto sa di vita e di thanatos; di guerra e di ombre su acque sorgive; un canto  di cose lontane, e a noi vicine, dove la vita e la morte si confondono tra le brume di un lago. Un poièin i cui versi ben suggellano la sostanza e la potenzialità creativa fonica e cromatica tesa ad arrampicate verso la luce col disertare una notte di oscuro mortale: “Disertate, vi prego, questa notte,/ gli incroci e le strade, voi non sapete/ dove conduce la via delle spade”; dacché conduce “ a strani luoghi, deserte contrade/ da cui la vita non torna, ma viene/ la morte”. La leggerezza dei versi, il loro intrecciarsi in nessi di largo respiro, in architetture metriche sorrette da verticalizzazioni di endecasillaba vis creativa  si adagiano su uno spartito di notevole distribuzione figurativa. E tutto si prolunga con una successione semantico-allusiva, con un dispiegarsi di significanti di plurale tensione orfica  e, anche, dai toni epico lirici. Nell’explicit tutto il senso della sottrazione estrema, della mancanza di sole, di alba, di giorno, di vita: “l'alba non sorge in quel mondo/ divino, là, dove domina il Dagda,/ il signor della fine”! Se questo è l’inizio di un poema, credo, con convinzione, che le forze analitico-formali, e contenutistico-significanti del Nostro siano cariche di tale ars inveniendi da lasciare di stucco, visto, per di più, che l’insieme poematico si sviluppa su una narrazione priva di armamentari retorici e tesa ad evitare l’insidia dei luoghi comuni.    

Nazario Pardini


Si tratta della rielaborazione in versi di un antico mito Irlandese, di cui diffusamente s'occupò Yeats a suo tempo ed anche James Mac Pherson e conseguentemente il Cesarotti in Italia. Il Mito del Mastino di Cullan...

E’ la prima parte del prologo: 


 - Samhain -

Io vedo l'ombra che avanza silente,
presso la chiara via d'acqua sorgiva;
dirada la nebbia che oscura
le lievi onde del lago:
con la memoria nel tempo divago,
ricordandomi di cose lontane...

Io vedo l'ombra che lenta si stende
e sui prati dilaga
e della mia cetra sfioro le corde:
dal tempo andato ricavo le note,
che non disturbino le anime sorde
dei morti eroi
che tornano dal Sidhe.

A Samhain s'accendono i fuochi,
nella notte degli amari ricordi
e canto alle ombre, trovando gli accordi:

“Disertate, vi prego, questa notte,
gli incroci e le strade, voi non sapete
dove conduce la via delle spade:
a strani luoghi, deserte contrade
da cui la vita non torna, ma viene
la morte. Ed un soffocante grigiore
regna sovrano, nell'oscurità
priva di stelle, notte fonda senza
mattino: l'alba non sorge in quel mondo
divino, là, dove domina il Dagda,
il signor della fine”!

 Maurizio Donte










1 commento:

  1. La ringrazio vivamente, professore per la sua considerazione e per la sua gentilezza.

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