giovedì 9 ottobre 2014

MARIA RIZZI, E MARIA G. FERRARIS SU "FIAMME DELLA MEMORIA" DI LOREDANA D'ALFONSO

Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade




Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade



COMMENTO SU "FRANCO CAMPEGIANI: "FIAMME NELLA MEMORIA" DI LORED...": 

Che gioia trovare la recensione di Franco della 'mia' Loredana! Lei merita a tutti gli effetti un posto in questo prestigioso blog. Anch'io ho avuto l'onore di presentarla, al fianco di Franco, e provo a postare parte del mio umile dire. Il suo testo va senz’altro considerato un ‘giallo’, in quanto rispetta i canoni della narrativa di genere e, al termine della vicenda ‘risolve’, al contrario del noir che lascia le possibili interpretazioni al lettore.
Loredana ambienta i suoi scritti in America, probabilmente per 
assecondare alcune sue tendenze caratteriali, che si adattano al clima
del nuovo continente. Ella, infatti, ama centrifugare gli eventi, dar spazio alla figura di un investigatore privato, Brian Donovan, che sopperisce all’indolenza, per non dire all’assenza della Polizia americana. 
Brian è il protagonista di Fiamme nella memoria e del secondo romanzo di Loredana, L’eredità dei Lexter, al quale l’autrice e i lettori non possono non affezionarsi. Irlandese di nascita e di cuore, quarantenne, single, benestante, ma incline a non esibire il proprio status, alto, dinoccolato, elegante – indossa solo Oxford celesti come camicie - , dagli occhi azzurri, e i lineamenti irregolari, innegabilmente affascinante, legato a uno stile di vita epicureo, non esita a rinunciare a progetti di vacanza in nome dell’amicizia, valore al quale attribuisce importanza fondamentale.
Loredana s’identifica senz’altro nell’investigatore. Nella sua indole 
caparbia, forte e dolce al tempo stesso, incline a momenti di malinconica nostalgia, caratterizzata da forte senso dell’umorismo e del dovere dalla predisposizione ai viaggi e dalla tendenza a non indulgere in avventure. 
Brian nel libro insegue le sue personali piste spostandosi da Los Angeles a Pittsburgh, a Miami e l’Autrice possiede la splendida capacità di contestualizzare i luoghi in modo da farci vedere ‘vivere’ le varie città americane. 
Possiede il dono di descrivere le abitudini, i cibi con tale dovizia di particolari, che ci si trova proiettati in altra dimensione e si seguono le storie ‘dall’interno’. Si vivono l’opulenza, la bellezza, il senso civico di Los Angeles e il degrado, la tristezza di Pittsburgh. 
In Fiamme della memoria, Loredana, alla prima esperienza con un romanzo di genere, cede più all’istinto che al tecnicismo. Pur velocizzando gli eventi, indugia sugli aspetti dei vari personaggi, viaggia tra le pieghe delle loro anime e li caratterizza con rara maestria.
Il giallo è impostato con la tecnica del flash- forward, ovvero del lanciare il lettore ‘verso’, non indietro, come nel flash – back, per cui parte in levare, con un incipit di altissimo livello narrativo, che rappresenta la linea – guida alla soluzione del testo e si potrebbe definire un romanzo nel romanzo. In queste magnifiche trenta pagine di sangue e fuoco, vi è l’irruenza della scrittrice, la purezza assoluta dell’ispirazione e… vi è la donna… parte delle verità della sua vita.
L’autrice riesce a strutturare una trama che, come nelle migliori tradizioni dell’Opera di genere, rende quasi tutti i personaggi ipotetici colpevoli e crea possibili implicazioni in traffici di droga dei protagonisti, al fine di depistare dalla traccia principale.
Un testo del genere, scritto con spirito investigativo straordinario e con stile fluido, scorrevole, adatto a una proiezione cinematografica, consente di inserire Loredana tra le poche, autentiche gialliste italiane.


Maria Rizzi 



Alla volta di Leucade 




Interessante la presentazione che F. Campegiani fa del “giallo” di Loredana d'Alfonso dal titolo "Fiamme nella memoria"!, che certamente vorrò leggere. Interessante la seconda parte, dove C. si addentra con intelligenza e finezza di analisi nel testo: (“Scrittura oggettiva, sobria, brillante e limpida, che fotografa la realtà lasciandone trapelare il substrato umano e psichico. Un realismo equidistante dall'impegno ideologico e dal disimpegno ludico…La scrittura, è giocata sul piano dell'azione e lascia parlare le cose, con un campionario umano di straordinaria ricchezza…I ragionamenti non contano e i deliri, le follie, le passioni malate non guariscono certo con un semplice sforzo di ricostruzione degli eventi. L'investigatore non fa psicanalisi. E neppure la scrittrice…”). Bastano queste parole per catturare la curiosità di chi vuol continuare la lettura di un genere letterario ormai storico. Ma è soprattutto interessante la prima parte- storico-saggistica- in cui C. ricorda i contributi di Edgar Allan Poe e di Arthur Conan Doyle…
A titolo esemplificativo ricordo che anche gli italiani entrano nella tradizione: e mi sovviene il napoletano Francesco Mastriani, (Napoli, 1819 – 1891), Emilio De Marchi (Milano, 1851 –1901), Augusto De Angelis (1888-1944), Giorgio Scerbanenco(1911-1969)…, e via, fino al giallo d’autore di Leonardo Sciascia e di Gesualdo Bufalino, passando per Camilleri e arrivando al capolavoro di Antonio Tabucchi La testa perduta di Damasceno Monteiro… “Il giallo” in epoche più recenti s’intreccia sempre di più con tematiche esistenziali, sociali, storiche e politiche, descrivendo una società sempre più caratterizzata dai soprusi e dalla violenza e da romanzo d'evasione diventa romanzo d'invasione delle coscienze addormentate: deve scuotere più che divertire. Il giallo riprende vigore. Riprende anche prestigio letterario.

Maria Grazia Ferraris 

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