sabato 13 dicembre 2014

PASQUALE BALESTRIERE SU: "POETA" DI UMBERTO CERIO



Pasquale Balestriere collaboratore di Lèucade


Umberto Cerio collaboratore di Lèucade


Sulla lirica
POETA
 di Umberto Cerio

Giunge sempre nella vita di un poeta il momento di confrontarsi con la sua condizione, di indagarla liricamente, quasi di definirla. E quando ciò avviene, egli ci offre il suo “testamentum”, cioè, in senso etimologico, la sua testimonianza o dichiarazione (e quindi anche la sua visione) della poesia. È proprio ciò che fa Umberto Cerio in questi versi di chiara forza e intensità, dove l’ispirazione si muove in un autentico tripudio di                         elementi naturali e mitici pervasi da una sofferta umanità e sensibilità,                   peraltro affinate da ampia  cultura ed esperienza della vita. Questa lirica, connotata da picchi poetici di rara bellezza,  ha il suo nerbo in una ricchezza di situazioni e momenti ontologici e creativi ( “Poeta è...”, “Il poeta canta...”, “Il poeta ama.... e insegue...”), iterati, ribaditi, alternati o giustapposti, sempre però risolti in esiti condivisibili, coinvolgenti e di limpida realizzazione artistica.  Insomma, siamo di fronte a una composizione che anche sotto il profilo “teorico” sembra essere la “summa” di una intera vita, quella artistica e culturale del poeta molisano; il quale convoca, in questo banchetto poetico, attraverso la carica allusiva dei corsivi e con affetto solidale, i suoi amici di penna, i poeticamente (e umanamente) affini: Nazario Pardini, Umberto Vicaretti e il redattore di questa nota; vi fa capolino anche Ugo Foscolo, presenza “ingombrante” ma confortante.
Vorrei in ultimo sottolineare la chiusa: “Ma il poeta è nel Sole /quando giunge la notte del naufragio”. Folgorante.


Pasquale Balestriere 



               POETA


     Poeta è saper leggere i giri                           
della luna, ascoltare                              
il sottile fremito degli astri,               
il viaggio segreto delle comete.               
Senza il timore del loro passaggio.        
                                                                      
     Poeta è assaporare                                 
l’aria che respira nei tuoi occhi                        
e vivere il salpare di velieri                     
verso l’ignoto d’albe                                                  
col salmastro dall’onda sollevato          
nel mare del mostro di Poseidone         
che spaura d’Ippolito i cavalli.                

     Fu lì, fu lì che amai, tra sogno e fuoco,
ed amo ancora Ninfe e Numi avversi,
aggrovigliati nembi e azzurri densi,
l’urlo della bufera,
archi di soli e giri di pianeti
su mari tempestosi o placati
dal sonno di Eolo
in solitaria attesa dell’Aurora.

     Poeta è ascoltare
il sogno doloroso dell’anima
ferita, il tremito dell’erosione
che sfalda certezze della ragione.
E giungere al fondo di ogni fuga.

     E poi cercare il verbo
che urli, che penetri nell’anima
buia, lontano dalle nostre Parche,
che del giorno riaccenda la scintilla,
che plachi degli oceani la rabbia.
Verbo che parole non confonda.

     E’ sapere il fuoco
delle stelle, l’esplodere degli astri,
è sapere la morte di Chimera
col fuso piombo di Bellerofonte,
la furia oscura delle tempeste,
la vanità del cielo e della terra,
l’atroce sgomento degli abissi.

     Il poeta canta Itaca petrosa,
Penelope e la sua trepida attesa
ed il ritorno di Odisseo, lo strano
amore di Stenebea, di Fedra,
la folle gelosia di Medea
e di Antigone il dramma straziante.

     Il poeta ama il vento forte
che dal buio riporta nella luce,
l’ansia segreta della verità.
Libero come il vento
ed il lieve frecciare del ramarro,
la danza aperta delle libellule
sulle anse dei fiumi
e nuvole che vagano nel cuore.

     E canta il volo e il tuffo del gabbiano
e come airone in alto
insegue i sogni nel mattino
se Icaro si sente nell’azzurro
e vive la caduta
con l’urlo disperato dello schianto.

     Ma il poeta è nel Sole
quando giunge la notte del naufragio.

Umberto Cerio



5 commenti:

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  2. Questa luminosa dichiarazione di poetica, espressa in versi di folgorante bellezza, parla del poeta e della poesia come sinonimi dell'uomo e della vita. Il mito è al centro degli interessi di Umberto Cerio, ma non il mito come favola evasiva, bensì il mito come cuore pulsante della realtà, come motore della storia e della vita. Quella del poeta non è altro che una voce che amplifica il suono di questa pulsazione, di questa potente carica di vita. Ha ragione Balestriere nel sottolineare che "l'ispirazione (di Cerio) si muove in un autentico tripudio di elementi naturali e mitici pervasi da una sofferta umanità e sensibilità". I miti, a ben guardare, sono sempre bifronti, come sempre duale è la vita: da un lato il dolore e dall'altro la gioia; da un lato i naufragi, le onde tempestose, e dall'altro i mari in bonaccia, i cieli in trepida attesa dell'aurora. I miti sono la vita stessa, ritratta nei suoi molteplici aspetti positivi e negativi, tenebrosi e dolcissimi. E la poesia che li esprime non è altro che il canto della vita, il racconto di una fuga e di un ritorno rispetto alla patria cosmica da cui si viene. Il poeta muore e rinasce nel "verbo... che del giorno riaccende la scintilla": una parola viva, la sua, che conosce il nero fiume delle morte parole, così come conosce "l'erosione della ragione", la sconfitta della superbia, lo schianto di Icaro che, senza umiltà vorrebbe raggiungere il sole. Il poeta invece è umile, ed è già nel Sole, nella salvezza, con il suo spirito, "quando giunge la notte del naufragio". Grazie a Umberto Cerio e complimenti a Pasquale Balestriere.
    Franco Campegiani

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  3. Ti sono grato, caro Franco, per questa tua nota veramente illuminante perché fortemente esplicativa. Con essa hai colto il senso più profondo di "POETA", che, come con acume puntualizzi, è una "dichiarazione di poetica" e non solo, perché è un mondo che l'uomo, nella sua lunga storia, ha vissuto e sentito attraverso i secoli (e quanti miti ancora vengono "attualizzati" dal comportamento quasi ormai quotidiano, come altre volte abbiamo avuto modo di notare ?) perché, come tu dici, il mito è vita e storia, non solo mito celebrato, ma avvertito come "cuore pulsante della realtà", perché è da lì che nasce la vita spirituale e culturale dell'uomo. E' vero ciò che dici quando affermi che "i miti sono la vita stessa, ritratta nei suoi molteplici aspetti positivi e negativi, tenebrosi e dolcissimi". Grazie di nuovo per il tuo commento da vero esegeta.

    Umberto Cerio

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  4. Caro Pasquale, devo dirti un grazie grande quanto una montagna, per come hai penetrato il mio pensiero e il mio animo. In "POETA" è la mia concezione e la mia professione di arte, che cerca di toccare ogni emozione che possa farsi poesia.In POETA ho cercato di concentrare ogni mia riflessione su ciò che è poesia (o che può essere poesia). E certo sarebbe più facile dire ciò che poesia non è. E tu hai saputo leggere e cogliere ogni sfumatura del mio pensiero in così poco spazio e con tanta profondità, dando un'ulteriore prova della tua saggezza e sapienza esegetica, tanto che, in tutta sincerità, resto perplesso di quanto tu dici di POETA e dei modi in cui lo dici. Al di là del senso di solidale umanità e di un molto vicino modo di sentire e di poetare, vi è la tua sensibilità di cogliere il significato e l'intento di un testo che spesso qualcosa di segreto pure nasconde. Non ti faccio formali complimenti e formali ringraziamenti. Sarebbe anche stucchevole farlo. Devo dirti che spesso le mie parole sono verso su verso, respiro su respiro, poesia su poesia, con i sensi di una più autentica e vera amicizia.

    Umberto Cerio

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  5. Errata corrige: Devo dirti che spesso le "tue" parole...
    Umberto Cerio

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