domenica 18 gennaio 2015

MARIA RIZZI: "UNA POESIA DI WISLAWA SZYMBORSKA"


Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade

DA "LORENA TURRI: "UNA POESIA DI WISLAWA SZYMBORSKA"": 

Wislawa Szymborska, Premio Nobel "Per la capacità poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realtà " E' stato detto da Pietro Marchesini che "L´amore nella poesia della Szymborska assume molteplici forme e compare, sovente con una tonalità ironica, in tutte le possibili, diversissime sembianze e situazioni in cui si manifesta nella vita, ma è principalmente miracolo, mancanza, memoria, dolore, caso-destino, brevità, impossibilità, calato in impreviste, destabilizzanti prospettive esistenziali e metafisiche “ In effetti il testo postato al link iniziale è Il riassunto di una vita ridotta all’essenziale. E, se posso osare, credo sia un genere di poesia che rispecchi alcuni aspetti di quella di Lorena Turri che, in molti testi, riesce a essere ironica, realistica; a sorprendere e a rompere gli schemi. 
La Turri è una concreta interprete della vita moderna, anche quando adotta gli schemi metrici. Un'innovatrice e una donna che sa porre l'esistenza quotidiana in versi con audace verve satirica. E, poiché amo la Szymborska quanto Lorena, mi permetto di postare un'altra sua lirica. Di tono diverso, ma impostata come il Curriculum.... 


Sotto una piccola stella 


Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.

Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.

Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile, con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.

Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se tiro via fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finchè vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito
parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.


Wislawa Szymborska

Maria Rizzi 

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