mercoledì 1 aprile 2015

PIETRO RAINERO "LE OMBRE NON SI STACCANO DA TERRA"



Pietro Rainero collaboratore di Lèucade  e famiglia

“Guarda!  Degli esseri umani vivono in una caverna sotterranea che ha un’apertura verso la luce, ampia quanto la spelonca stessa; essi ci sono stati fin dalla loro infanzia ed hanno le gambe ed il collo incatenati in modo da non potersi muovere, e possono veder solo dinanzi a sé, essendo impediti dalle catene di volgere la testa. Ad una certa distanza dietro di loro, in alto, risplende un fuoco, e tra il fuoco ed i prigionieri vi è una strada rialzata; e se guardi vedrai un muro basso costruito lungo la strada come il tramezzo che i burattinai hanno di fronte sopra il quale mostrano le marionette ”.        “ Capisco ”.         “ E vedi ” – dico – “ gli uomini che passano lungo il muro portando ogni sorta di recipienti e di statue e di figure di animali fatte di legno e di pietra e di vari materiali che appaiono al di sopra del muro?  Alcuni di loro parlano, altri tacciono ”.
“ Mi hai mostrato una strana immagine, e si tratta di strani prigionieri ”.
“ Come noi ” – rispondo – “ ed essi vedono soltanto le proprie ombre, o le ombre l’uno dell’altro, che il fuoco proietta sul muro opposto della caverna ”.

                                Platone,  Repubblica, VII, 514-16


     LE OMBRE NON SI STACCANO

DA TERRA

“ Ho visto l’ombra di un bimbo assonnato ”.
“ Come? ”.
“ Ho visto l’ombra di un bambino stanco, spossato.   La madre l’aveva accompagnato presto, una mattina, a scuola in un istituto di suore e lasciato in portineria.  Il bimbo aveva reclinato la piccola testa sulle mani, appoggiate ad un banco, e stava per riaddormentarsi quando la portinaia gli  chiese come mai era lì già a quell’ora, così presto.  Rispose che non aveva più il padre e che la mamma doveva recarsi di buon ora sul posto di lavoro.  La suora gli domandò allora se avesse già svolto i compiti previsti per le lezioni della mattinata e la risposta fu negativa.  – Sarà meglio farli – lo esortò l’anziana signora ma egli disse candidamente – Non ora, ho troppo sonno – e, abbassando il capo, si addormentò sotto gli occhi di una donna che non osava disturbare il suo riposo ”.
“ Certo che questo bimbo non parte avvantaggiato nella dura gara per la vita, se non può dedicare la sua volontà alla propria formazione, vero? ”.
“ Sì, è stata una visione triste ”.
“ Non eri certo in Paradiso ”.
“ No. Una volta, poi, ho visto l’ombra di un bimbo gravemente ammalato, avrà avuto…5 o 6 anni ”.
“ L’ombra o il bimbo? ”.
“ Entrambi.  Aveva la morte dipinta negli occhi scavati.  La morte che arriva si vede distintamente anche nelle ombre.  I genitori lo avevano, per alleviargli gli ultimi giorni, portato in un grande, meraviglioso parco di divertimenti.  Sulla sua sedia a rotelle guardava rapito quello spettacolo favoloso, quelle luci, quella gioia e dimenticava le sue sofferenze. I bimbi hanno un rapporto particolare con la morte. Giocano ridendo fino a pochi attimi prima.  Uno spettacolo straziante ”.
“ Non eri certamente in Paradiso ”.
“ No ”.
“ Cos’altro hai visto ancora? ”.
“ L’ombra di una madre china, su di un letto di ospedale, sul suo figlioletto, bisognoso di un trapianto di cuore.
La mamma, disperata, aspettava con la morte nel cuore la morte di un altro bambino che potesse donare la vita al proprio. Con la mente la donna non si augurava questo, ma col cuore sì!
La madre, china, pregava in silenzio, non so per quale delle due cose.  Non è stato un bello spettacolo ”.
“ Non eri certo neanche quella volta in Paradiso ”.
“ No.  …..Ma ho visto poi…… ho visto tante ombre, ombre nere che al calar della sera si allungavano sempre più. Numerosissime, riempivano tutta l’Africa. Ombre nere sul continente nero.
Ombre di bambini moribondi per miseria, epidemie, fame. Centinaia di migliaia, milioni di ombre più esili di grissini agonizzanti, intente a succhiare dall’arida sabbia una goccia d’acqua, di medicina, un soffio di vita. Una visione spettrale ”.
 “ Certo, anche quella volta, non eri in Paradiso ”.
“ No ”.
“ Perché tante sofferenze? ”.
“ Siamo ombre, vincolate alla corruttibile, misera vita terrena.  Un’esistere che si trascina in bianco e nero, forse con qualche chiazza di grigio. Sì, una grigia esistenza: una vita confinata in due sole dimensioni, lunghezza e larghezza.   Ombre di un mondo di idee a noi superiore, un mondo di perfezione assoluta, di bellezza , di verità e di gioia.  Tutto ciò che scorgiamo sono le ombre di
questi oggetti, proiettate a terra dalla luce del sole.  Inevitabilmente noi consideriamo queste ombre, e noi stessi, ombre pure noi, come reali, non possedendo la più pallida nozione della forma e della bellezza delle entità che le hanno generate.  Siamo esseri bidimensionali impotenti di raffigurarsi tre
dimensioni ”.
“ Tre dimensioni? ”.
“ Sì, il mondo delle idee, il Paradiso, ha tre dimensioni: lunghezza, larghezza ….e felicità.
E’ la felicità che permette al colore di esistere.   Il Paradiso è molto colorato ”.
“ In Paradiso c’è anche la felicità? ”.
“ Sì, anche quella ”.
“ Perché qui da noi no? ”.
“ Forse il sole non è poi quella divinità così perfetta che gli antichi credevano. Ci dà la vita, certo, perché noi ombre esistiamo, ed esistiamo solo grazie a lui.  Però proprio per nostra natura siamo condannate ad una vita piatta, uniforme, non possiamo alzarci ad aprire il libro che parla dell’assoluto.  Siamo circoscritte, finite, forse un po’ sfocate ma limitate, mentre vorremmo estenderci sconfinate.  Siamo come scimmie ansiose di infinito, prigioniere del tempo: scimmie che vogliono essere Dio ”.
  “ Esiste il Paradiso? ”.
“ Sì! Altrimenti noi non esisteremmo: SIAMO LE OMBRE DEL PARADISO”.
“Potremo però vedere quelle sfolgoranti bellezze dopo la morte, ed è una consolazione il poterlo un giorno finalmente conoscere, vero? ”.
“ No, non ci riusciremo mai.  Siamo orme dell’assoluto, ed in un certo senso irreali, così come la buca là dove manca un ciottolo in una strada lastricata di pietre.  Buca che esiste, ma solo per la vacanza della pietra.
Non riusciremo mai a sollevarci nella terza dimensione, osservare di cosa è fatta la felicità, scorgere i colori e vedere il sorriso di un bimbo continuare per sempre.  Il nostro destino è davvero grigiore, buio, sofferenza: no, non ci aspetta certo il Paradiso ”.
“ Ne sei proprio sicuro? ”.
“ Sì! ”.
“ Perché? ”.
“ Le ombre non si staccano da terra ”.






                                                                                

                                                                                                

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