mercoledì 4 gennaio 2017

CARMEN MOSCARIELLO: "INSTRUMENTUM LEGENDI"

Dalla Prefazione di N. Pardini

... La nostalgia di giorni passati e di antiche primavere dà un contributo vivace a questa silloge. La Poetessa ama la vita, e dà anima e corpo a questa avventura, alla sua divina venuta; grida col canto  l’attaccamento ai giorni e alle stagioni; ed è per questo che intende fare del passato un presente da ri-vivere, magari, rinfoltito di nuova passione. Personaggi e ambienti trascorsi sono riportati alla luce con un pathos di forte emotività. Tanto che l’ieri, l’oggi e il domani si embricano in una continuità vitale di speranza e di amore:

ci attrasse la quercia che or sé  spande morta
e ripetemmo insieme i versi amati al  singhiozzo 
verde  dello  strapiombo di cielo e mare
tra i funghi colorati e allegri dell’autunno luminoso. (Surge et accipe…et fuge),

dove la natura si fa collaboratrice assidua nella concretizzazione degli stati d’animo; compagna fedele nelle espansioni sentimentali; e la quercia, una volta viva ed ora morta, assume un significato analogico con lo scorrere del tempo; con la fragranza di un giorno che ritorna a vita nella memoria della Nostra. E, alla fine, quello che vince è il grande amore per una realtà fatta di carne e di sogni, di sguardi e di voli; per una realtà spiritualmente traslata in mondi di fede; per una stagione di affetti che la Moscariello vorrebbe tenere con sé, un domani, oltre il guado che demarca il giorno dalla notte; in un afflato di contaminante spiritualità in cui:

… nelle ginestre intrecciate d’ amore
ho scorto Madonna il tuo fiato
ho teso la mano, ho atteso il mio giorno di Pace. 

Nazario Pardini, 17/11/2014



Instrumentum legendi

Se ti vengo a cercare
mio passato congiungerò le mani
perché finalmente io possa
bere alla coppa del sole per mai più incontrarti

perderti finalmente in edifici vuoti
nella fitta nebbia mattutina
nell’occhio malato della pietra bianca
riposa il sogno misterico. E’ qualche dettaglio

essere antichissima figlia della vaghezza
per un tempo che non è, né mai sarà.

Carmen Moscariello

Da L'orologio smarrito, Napoli 2014

1 commento:

  1. Istintuale, sanguigna, calda come 'la coppa del sole'... Inutili le mie parole dopo l'introduzione di Nazario, ma la lirica sveglia echi assopiti, riporta sulla riva del fiume antico, affida al passato il compito del pozzo dal quale attingere energia, per poi, in linea con Baumann, il Sociologo che ci ha lasciato proprio oggi, affrescare 'la vaghezza di un tempo che non è, nè mai sarà'. Un tempo che si esaurisce nel qui e ora. Che esclude la progettualità.
    Mi cullo nella vaghezza di Carmen Moscariello, certa che quella coppa che le permette di bere raggi di sole sia il suo Vaso di Pandora e, tra gli altri sentimenti, contenga la Speranza! Grazie. Un abbraccio a lei e uno al nostro Nazario!
    Maria Rizzi

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