lunedì 5 giugno 2017

SANDRO ANGELUCCI LEGGE: "LE ALI DI UNA CAPINERA" DI EMANUELE ALOISI


Sandro Angelucci,
collaboratore di Lèucade

La poesia, di Emanuele Aloisi, che di seguito avrete modo di leggere, è dedicata (come si evince dal sottotitolo) ad un ragazzo (precocemente scomparso) e agli ulivi della Calabria.
Proprio dall’esergo dedicatorio voglio partire: è quanto meno strano l’accostamento ma dalla sua singolarità va spremuto il succo della lirica.
Da una parte, una morte prematura; dall’altra, il pianto di esistenze secolari. Come dire: solo chi conosce e, a lungo, ha frequentato la straordinaria completezza della vita può capire cosa significhi non potersene inebriare.
E allora – senza gridare – piangono gli ulivi ma, non di meno, risplendono di verde, nel tentativo mai domo di fermare le lupare.
Ecco: mi sento di asserire che senza l’argento delle foglie dei patriarchi calabresi tutto verrebbe inghiottito dal petrolio nero della disperazione. Persino il testo presentato – mi sia concesso – non sarebbe in grado di mitigare – quantunque presente – un accenno di retorica.

Sandro Angelucci

Voglio condividere questa poesia affinché le sue parole e l'anima di Francesco, prematuramente strappata alla terra, giungano alle orecchie della Madre....  e di ogni capinera calabrese.
(L’Autore)

Le ali di una capinera
(a Francesco e agli ulivi calabresi)

Non hanno voglia di gridare
gli ulivi...
solo di piangere, mesti
nei solchi dove tacciono gli agnelli,
dove per secoli ha cantato il gallo
e ancora canta nel silenzio
l’eco diffusasi nel vento
coprendogli di porpora le piume
le ali al grembo di una capinera.
Non hanno voglia di gridare
gli ulivi...
semmai risplendere, verdi
ai piedi di un altare restaurato
candele nella notte di una terra
dove non s’ode voce:
un angelo che fermi le lupare
la lama di un fratello
e di suo padre Abramo.
Non hanno voglia di gridare
gli ulivi...
solo di piangere, mesti
nei solchi dove gridano le pietre.

Emanuele Aloisi
(diritti riservati)


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