venerdì 21 luglio 2017

CLAUDIO VICARIO: "POESIE"

Parmi udire talvolta la tua voce






Parmi udire talvolta la tua voce,
che viene da lontano a risvegliarmi
tra queste mura, in questa mia prigione
tetra e ricolma della mia tristezza,
mentre la notte giunge a me il pianto
di te che più non sei.

Se per me gioia alcuna non consola,
né il silenzio mutevole, né luce
fa per il grande ciel limite al buio,
né voce nel silenzio, assurdo inganno,
che fa argine al fiume in sulla foce,
può frenare il dolore.

Parmi udir la tua pena farsi voce,
avara, priva di dolcezze ignote,
di sospirati inganni, e farsi carne,
gelida gioia mentre il sol tramonta
dietro l'ultimo colle e pur riscalda
queste mie fredde mani.

Se per me resta vivo un tuo sorriso
sciolto tra i tuoi capelli, morte foglie
cadono dai rami in questo autunno
mentre il cielo si veste di mestizia
senza un lamento, e fissa lo squallore
che lotta col suo tempo.




Mi sono perso
Mi sono perso
in questa apparente quiete,
solo,
mi sono perso
tra i ricordi consunti dall'attesa,
né allevia la sofferenza
l'immagine dei cupi silenzi
delle memorie
che aiutano ad invecchiare,
di quelle verità nascoste
nel mare delle ferite antiche
che non si leniscono,
sei lontana,
il mio sogno infinito
ora che solo il vento
mi parla di te,
sei la rugiada
che mi accompagna col suo pianto,
che mi regala amore
senza ricompensa,
sei un fiore leggero
come una nuvola all'alba
col suo canto che incanta,
come l'ombra che si allunga
al calare del sole
compagna del mio lungo cammino,
ma un giorno forse
mi specchierò ancora
in un tuo sorriso.


La vita


La vita
è come una poesia,
un fragile verso
che ci viene donato,
pieno di sogni
e di promesse,
che si frantumano
in questo mare impetuoso
che tutto travolge
e distrugge.
Ci vuole più luce
per illuminare la strada
sulla quale camminiamo,
più luce per i nostri occhi,
più luce dentro di noi
per sentirci vivi.
Ci sono infinite strade
che si possono percorrere
senza voltarsi indietro
nei giorni di noia,
nei giorni in cui il tempo
sembra essersi fermato
in compagnia
dell’ultima illusione.
Da dietro i vetri di una finestra,
indugio a guardare
la fredda stagione

che scorre lenta
e un pettirosso
che si posa sul ramo
di un albero spoglio
e grida al vento
la sua libertà.

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