martedì 5 dicembre 2017

MARIAGRAZIA CARRAROLI: "LETTI BIANCHI", SILLOGE QUARTA CLASSIFICATA AL PREMIO"IL PORTONE", PISA

Mariagrazia Carraroli
Letti bianchi

Sono dieci letti di ospedale che, umanizzati, sentono, dicono, ascoltano, in un susseguirsi di ontologiche sensazioni, soggetti-oggetti, essi stessi, di invenzioni di rara creatività poetica. Già avevo avuto occasione di esprimermi a proposito del  testo “Trittico” dell’Autrice: “… La poesia della Carraroli va snella, con misure apodittiche, e slanci verbali di rara fattura; va con eufonica andatura affidata ad una semplicità maturata nel tempo. Il suo scopo è quello di tradurre l’amore, e il senso della vita in oggettivazioni verbali di corposa visività…”.  E qui la Poetessa dimostra tutta quanta la sua sensibilità in un tracciato di amorosi sensi, di conurbazioni umane: Letti bianchi; corsie; ammalati; storie; sofferenze; dolori; esclusioni; solitudini, compagnie. Un mix umanamente coinvolgente che ci cattura con un linguismo di rara potenza verbale; di esperita vicissitudine umana: Anche il letto vicino si conforta; Sono ancora il suo letto di dolore/ lui stringe i denti poi sorride; Piange la figlia/ sua madre scomparsa/ mentre c’era. La storia si distende senza cadute di stile, senza deviazioni emotive fino all’ultimo letto, vuoto:  Su di me l’ala dell’angelo/ ha raccolto l’ultimo respiro. Poi le porte finalmente si serrano… i letti bianchi tacciono, esausti di sangue, urina, odore, dolore. Nessun oggetto più di loro è umano. 

Nazario Pardini



DAL TESTO

LETTI BIANCHI


Al lettore

Il 2014 è stato un anno difficile per la mia famiglia, segnato da interventi chirurgici rischiosi e da conseguenti, ripetuti ricoveri ospedalieri, nonché da lunghi periodi di degenza in strutture atte alla riabilitazione,
L’esperienza dolorosa in sé mi ha offerto l’occasione di constatare la forza d’animo, il coraggio e la determinazione del mio compagno di vita Luciano Ricci nell’affrontare sofferenze, disagi, limitazioni… Non solo. Mi ha consegnato in dono anche la felice opportunità d’incontrare e di imparare da altre esperienze, storie e situazioni umane gravide di tribolazione, sì, ma più spesso per me d’impliciti insegnamenti.
Frequentando quelle anonime corsie ospedaliere ho potuto avvicinare molta dolente umanità che attendeva di essere soccorsa ed aiutata dentro ai letti bianchi della loro pena.
Letti simbolicamente divenuti “umani” dal patire delle persone che ospitavano.
LETTI BIANCHI che ho voluto rendere protagonisti, restituendo loro capacità di percepire, condividere e riferire realtà diverse  con una loro non asettica voce…

Mariagrazia Carraroli




LETTI BIANCHI


E’ l’ora.
A bocca spalancata le porte del reparto ingoiano visitatori.
Impazienti i letti bianchi vivono nell’attesa di quel tempo/spazio in cui, mani che si stringono, sguardi, sorrisi e parole che si scambiano, leniscono un poco il carico di dolore, paura, stanchezza e solitudine di cui sono il contenitore.
Ogni letto un dolore, ogni letto una storia e un sentire da raccontare…


DAL TESTO

  
LETTO N° 1


E’ bello il ragazzo albanese
la sua baldanza frenata dal gesso alla caviglia

Una rissa- dice-
lui contro quelli della discoteca

innocente -dice-
colpa dell’alcol
e senza permesso di soggiorno

Vengono i parenti
parlano la lingua che conosce
portano bibite e banane

Una sera
a lui dintorno come ala tutelare
si segnano tutti recitando una preghiera

Anche il letto vicino si conforta



LETTO N°2

  
E’ caduto -dice-
tentava una mossa inopportuna
in cucina con la moglie che guardava

Anziano già segnato d’antica amputazione
tempra tenace
l’intervento superato

Canta tra sé una romanza conosciuta
e vince la mala previsione

Sono ancora il suo letto di dolore
lui stringe i denti poi sorride :

ce l’ho fatta -vedi- coraggio ci vuole
coraggio nella vita !

E i medici stupiscono
con me che a stento lo contengo





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