domenica 3 dicembre 2017

N. PARDINI LEGGE: "RESTA MIO" DI AURORA DE LUCA

Aurora De Luca, Resta mio, Il convivio Editore, Castiglion di Sicilia, 2017, pgg. 56, € 7,00

Aurora De Luca,
collaboratrice di Lèucade

Ho il valore acceso
della mia giovinezza
un grappolo d’umore e luce
che si matura al sole.
Ho il valore acceso
della mia giovinezza
lago di due fiumi terrestri
chioma d’albero
slanciato di coraggio a coraggio verso il cielo
somma universa di radici e semi (Luce).


Luce, cielo, sole, acceso, giovinezza, matura, universa…
Sta qui, in questo gioco di riflessi, in questa gamma di splendori, in questo grappolo che matura, la poetica di Aurora. E’ tutta in questa ascensione ontologica; in un climax di sfavillii e paniche risonanze che tanto dicono del dipanarsi della vita.
Un dono da tenere stretto al cuore, questa plaquette, per la sua portata di amicizia e di poesia. D’altronde Aurora stessa nella sua lettera di accompagnamento e in esergo esprime tutta la sua generosità emotiva, il suo forte sentimento di simbiosi con l’arte di Calliope che le permette di indagare  su venti e boscaglie – questo vento sa di posti che non ho veduto - per ripescare quella parte di sé “perduta (o) non si sa né quando né dove.”. “I testi sono stati scelti solo con il cuore per farne dono agli amici di penna più cari e stimati, accorciando distanze e allungando fili che ci tengono uniti”, scrive la poetessa. Un calendario dal titolo emblematico: Resta mio, come a indicare l’appartenenza, il possesso di un dire che si fa e si è fatto misura di scarti emotivi, di una storia di epigrammatica estensione. Ogni parola, ogni verbo, ogni iunctura stilistica volge a concretizzare un’anima ora spersa, ora ritrovata, ma sempre inquieta per il suo vagare in mondi difficilmente raggiungibili. Questo è il dilemma di Aurora, la sua conflittualità interiore: l’azzardo verso mari, orizzonti, immensità erotiche  che la trascina verso limiti invalicabili per un essere il cui sguardo è a misura umana. E’ così che ella rivolge il suo occhio  verso una interiorità complessa e articolata per appagare il suo ambire all’infinito, alla completezza, a quella pluralità verso cui il suo animo bramerebbe ascendere pur cosciente delle sue ristrettezze. Una poesia per ogni mese, ed una antologia poetica, le due sezioni del testo. Uno spartito di ondulazioni marine, di guizzi e di impennate vertiginose, di ricerche affannate con soluzioni inappagate: “Io  ti cerco così al di là dei giorni/ da non poter dire: oggi, domani”; in cerca di ampie spalle: “per i miei cieli”; cosciente la Nostra della impotenza della montagna: “contro l’erosione dei venti”. Ci si affida ad una metaforicità di valenza esistenziale per delineare la nostra precarietà di fronte al tempo che improrogabilmente ci annulla: “e noi,/ cellule passeggere,/ siamo in un respiro affidati al racconto/ come miti, come falene”. E bruciarsi nella luce che rappresenta il nostro appagamento è forse il simbolo più nobile della poesia:

“Mi riscopro mimosa primaverile,/ un sole giallo/ che non muore nemmeno nella notte”, un sole che va oltre la tenebra perché l’amore è sole, è luce.      

Nazario Pardini

1 commento:

  1. Carissimo Nazario,

    ti ringrazio profondamente per l'analisi che hai compiuto. Il tuo occhio ha colto il nocciolo, che sta proprio nel contrasto, nell'irrequietezza.
    Ti sono grata per questa lettura così partecipata, e per quanto su Leucade è avvenuto in 'corrispondenza' a Resta Mio.
    Il modo migliore per far fruttare il tempo è seminarlo (con la poesia)!

    Un forte abbraccio a tutti i naviganti,
    e al caro Nazario!

    Aurora

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