martedì 9 gennaio 2018

GIUSEPPE VULTAGGIO: "PREMIATO AL MILANO INTERNATIONAL" CON AL DI LA' DELL'ORIZZONTE. PREFAZIONE DI N. PARDINI





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Gentilissimo Giuseppe Vultaggio Prot. PG./0482/PL . Oggetto: Premio Letterario Internazionale Milano International. Sono lieto di comunicarle che la giuria del Premio letterario Milano International ha concluso le proprie valutazioni decretando la S.V. 3° classificato per la Sezione Silloge inedita di Poesia con L'opera "Al di là dell'orizzonte" per la quale riceverà un premio consistente in una targa e nella pubblicazione dell'opera con n. 5 copie in omaggio. La manifestazione si svolgerà con il seguente programma: Sabato 25 novembre - ore 20.15 presso la sala Barozzi dell'Istituto dei Ciechi via vivaio 6 - Milano Gran Galà di premiazione. Si rammenta che i vari premi non potranno in alcun modo essere spediti a domicilio, bensì potranno essere ritirati esclusivamente da persone autorizzate a mezzo delega. La cerimonia di premiazione, vedrà la partecipazione di personaggi del mondo della letteratura, del giornalismo della televisione e dello spettacolo. Si prega di voler dare quanto prima la conferma di partecipazione alla cerimonia, segnalando via Mail o telefonicamente il numero di persone partecipanti. In attesa di conoscerla personalmente le invio le mie più vive congratulazioni. Distinti Saluti 

Il Presidente Dott. Roberto Sarra





Prefazione a  Giuseppe Vultaggio Al di là… dell’orizzonte
di N. Pardini


Diciannove sonetti che si ripropongono, con il loro polivalente slancio, di azzardare lo sguardo al di là dell’orizzonte, dove eros vola leggero. E quale il sentimento più consono all’umano esser-ci che l’affondo meditativo; che lo sperdimento oltre orizzonti che tanto sanno d’infinito; di naufragio leopardiano.
Dalla terra al cielo, dal cielo alla contingenza umana, alla ristrettezza di una prigione da cui vorremmo volare per toccare il culmine della ascensione amorosa; un volo verso l’alto, verso l’azzurrità, verso le vette della spiritualità:

(…)
Di qua del velo vedo ad annaspare
un corpo con un cuore latitante
che in terra muore e in cielo sa volare!
(Un velo nel cielo)

Metrica, stilistica, vis creativa, ars inveniendi, vita. Una serie di sonetti ben fatti, ben costruiti che ci danno la piena idea di quanto valga questo autore. Di quanto sappia giostrare con i versi e con le rime, infilzando, in un continuum, perle preziose in una collana di  pregio. Le une dietro le altre con una continuità da artifex, da cesellatore, dacché l’explicit di ogni composizione si fa implicit della successiva, con una concatenazione di virtualismi compositivi. Sì, una poematica narrazione dove l’esistere trova gli spazi necessari al suo sofferto abbandono; al suo infinito gioco d’amore, dacché è l’amore che si fa motore della vita con tutto il suo ardente abbrivo, non di rado simboleggiato in una rosa:

(…)
È rosa che profuma e fa vibrare
quell’animo di chi, per un momento,
si è messo tra le stelle a camminare


in mezzo al cielo… che brilla d’argento.
È rosa che può viver o traboccare:
magia d’amore o solo…gran tormento! (Suggestione)

Si pensa, a volte, che la metrica sia un po’ una gabbia, una specie di prigione per un poeta. Vale a dire che per sottostare alle regole che la metrica stessa impone l’artista debba rinunciare in buona parte a quella libertà di cui il poièin si alimenta. Ma qui il discorso è diverso,  l’autore ha nell’anima gli stimoli urgenti della creazione, e questi trovano posto in una melodia folta di accorgimenti canori e lessicali. Tutto scorre liscio, tutto è in mano di una euritmia che, con la sua varietà verbale, dà forma e plasticità a un sentire che scalpita per farsi poesia; equivalenza, equazione, quindi, fra dire e sentire, i due pilastri attivi e fattivi dell’arte; sì dell’arte tutta intesa come musica, come pittura, come scultura…; quello che conta è avere addosso rimanenze di vita; brandelli di un vissuto che dentro dettano; che dentro covano per una maturazione immaginifica e sentimentale. È lì il nerbo della poesia, è tutto nelle immagini nutrite da una realtà che fu tale; da una realtà che ha dato la sua linfa vitale, arricchendosi, su su, di meditazioni, di aspirazioni, di inquietudini, e quietudini, di dolori, di  piaceri, di sottrazioni, di pensamenti, di volti rimasti a covare. Questo è il serbatoio a cui attingere per canti che sfidino l’oblio. La parola si rende disponibile, dà tutto se stessa per l’ancoraggio all’isola di Lesbo. Anche la realtà scussa, la mera osservazione dei fatti, può farsi materia poetica. Basta che ognuno di questi sia stato filtrato da un modo di vedere e di pensare; da un modo di sentire. Sono le angolature, le sfumature, i bianchi e i neri a segnare l’identità dell’artista; l’unicità della creazione. E tutto deve essere arrotondato da quella musicalità che, scoperta o nascosta, unisce fra di loro tutte le cose dell’universo, come affermava Baudelaire. E qui l’armonia si fa collaboratrice di un modus vivendi, di un modus cogitandi, ampio e plurale:

da parenetici inviti:

(…)
la vita sai cos’è? Un gioiello raro:


decidi tu che cosa ne vuoi fare!
O te ne privi e lo nascondi a tutti
coloro che lo possono rubare


oppure te lo vivi e dei suoi flutti
di luce vera, ti fai trasportare.
Se i sogni non li vivi…van distrutti!
(…)
(Carpe diem)


Ad ancoraggi onirici 

Distrutti i sogni, restano i frammenti
di una vita piatta e inanimata,
è come se dei suoi quattro elementi
venisse la natura, un dì, privata.
(Lasciami sognare)

Da vertigini poetiche

(…)
Se un dì ti cercherò nel firmamento…
mi lascerò guidare dalla luna!
(Poeta errante)


A odeporici incastri lunari:

Andare insieme a te, nell’irreale,
sarebbe valicare la fortuna,
pertanto, per non farmi troppo male
mi appago e ti divido…con la luna!
(…)
(Andare lontano)


Da vibrazioni emotive

Cuore, che vibri solo d’emozioni
vissute nell’onirico parnaso,
terra di muse e di trepidazioni,
tu che non lasci mai l’inezia al caso,
(…)
(Cuore agitato)

Fino al rapporto della vicenda umana col tempo; al tentativo di fare della poesia il rifugio delle inquietudini d’amore:

Non mi cercare più, stella lucente,
che non ci vale il tempo e la misura,
non sporgerti dal cielo inutilmente:
mi sono chiuso dentro alle mie mura.


Seppure vedi il cuore rosso ardente,
non darti pena e non aver paura,
fa finta che sia un cuore fatiscente,
stanco e avvilito, fuori da ogni cura.


Vivi il tuo cielo e non te ne privare,
e resta irraggiungibile magia,
cerca un poeta, che (io) non lo so fare.


Non mi cercare più, stellina mia,
la vita in terra non si può cambiare:
solo un poeta…può fuggire via! (Vivi il tuo cielo)

Patemi, meditazioni, illusioni, delusioni, erotici voli, dolci illusioni, amorosi sensi, panici apporti, questioni sociali in una silloge che, architettata con inventiva  e creatività, contiene tutte quelle che sono le combinazioni ontologiche di un percorso vitale, e che, con la sua polisemica significanza, dà luogo ad un melologo, ad un connubio eufonico fra grammatica metrica e risvolti esistenziali.

Nazario Pardini 18/05/2017








3 commenti:

  1. Che bella prefazione professor Nazario,la trovo così partecipata!
    Rita Fulvia Fazio
    I suoi versi, signor Giuseppe Vultaggio sono chiari e denotano scioltezza espressiva. Auguri.
    Rita Fulvia Fazio

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  2. Sono molto onorato dello spazio che il Prof. Pardini mi ha dedicato tanto quanto la sua prefazione che di certo ha dato spessore al mio libro. Li ricevo come un grande dono e sono grato di aver incontrato, nel mio percorso, una persona di così alto spessore culturale e personale.
    Nulla è dovuto. Grato!
    Giuseppe Vultaggio

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  3. Gentile Signora Rita, la ringrazio per le sue parole e condivido il suo pensiero riguardo alla prefazione. Grazie anche a lei per la pubblica manifestazione di stima.
    Giuseppe Vultaggio

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