giovedì 15 febbraio 2018

N. PARDINI LEGGE: "PARLAMI D'AMORE" DI E. ALOISI


Emanuele Aloisi,
collaboratore di Lèucade

Cristo velato, opera di Giuseppe Sammartino, è uno dei maggiori capolavori di scultura marmorea di tutti i tempi. Conservato nella cappella di Sansevero di Napoli, rivela una dolcezza tale da far rabbrividire: la trasparenza delle pieghe di un lenzuolo che copre e al contempo rivela la morbidezza del corpo del Cristo nel suo spasimo finale ed eterno “... un pensiero scritto di getto, oggi a San Valentino, pensando alla statua del Cristo Velato, ai "figli del mare", scrive nella mail Emanuele Aloisi”. E la poesia, con tutta la sua forza espressiva e con quella semplicità che uno scrittore di solito raggiunge dopo anni di lavoro (ho impiegato una vita per ritrovare la semplicità della mia giovinezza, ho scritto in altre occasioni) riesce a dare alla parola il senso; ad assegnarle il sacrosanto compito di concretizzare con eufonica sonorità, con magica malia, con robusta significanza quel grande momento che l’anima sente suo: l’attimo fuggente del tocco estetico; una goccia eccelsa che ti liscia  il cuore per fuggire altrove. Emanuele è qui; San Valentino è un’occasione momentanea, temporale per dire d’amore. Ma nell’autore questo sentimento è presente sempre, ogni attimo, ogni ora, ogni giorno, a guidarlo sulla strada del canto. La poesia, e questa di Emanuele è un’esemplificazione, ha bisogno di tali scosse, di vertigini d’ebrietudine, di voli oltre, partendo dai dati della terrenità; dalla concretezza della vita:
Parlami d’amore
tu che l’hai visto, e l’hai toccato
tu che sei bravo a raccontarlo
tu che sai tutto dell’amore
e dell’amore tu sei figlio
sei padre e madre, sei fratello
(…)
Parlami d’amore
tu che sei legno dell’amore
tu che sei velo senza pianto
all’occorrenza mare
e levami l’arpione dal mio collo.
Una preghiera a chi per l’amore è morto, a chi ha fatto della morte la vita, a chi ha addosso quel sentimento; una preghiera per coloro che più hanno bisogno; il mare forse è la cosa più grande della terra, immensa, quella che più si avvicina al divino: ed è a quelle acque, al loro continuo e  irrequieto fluire che volgiamo uno sguardo pietoso a ché la morte prenda le grinze di un Cristo velato.   
   
 Nazario Pardini




Parlami d’amore

Parlami d’amore
tu che l’hai visto, e l’hai toccato
tu che sei bravo a raccontarlo
tu che sai tutto dell’amore
e dell’amore tu sei figlio
sei padre e madre, sei fratello
persino il seme del suo tempo
e nel frattempo divenuto terra
all’occorrenza pietra
dove dimentichi scolpite
le lettere di un nome prosciugato
sommerso nei granelli della sabbia.
Parlami d’amore
tu che sei legno dell’amore
tu che sei velo senza pianto
all’occorrenza mare
e levami l’arpione dal mio collo.

Emanuele Aloisi

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