giovedì 1 marzo 2018

N. PARDINI LEGGE: "IL BIANCO DELLE COSE" DI FRANCA DONA'


Poesia intensa, ricca di armonie e di amorosi sensi. Le immagini si fanno corpo di un pensiero e di un’anima vòlti ai misteri della vita; ad un passato di neve dei greppi, di muschio gelato, di fiato dell’aria, di fiori del pruno… Saudade e melanconia; riflessione e generosità esplorativa; ritorni a un guado che non sempre brilla con le sue acque cristalline dacché si sa che il memoriale non ha tanta potenza da lottare a tu per tu con l’oblio. E si sa anche che   cercare orme su una neve fresca di giornata non è cosa facile, dacché tali orme dovrebbero riportare a vita volti e amori di un tempo ormai fuggito. La icasticità metaforica del testo offre visività ad un insieme che fluisce in corpo ad una versificazione di eufonica attrattiva. E anche se la poetessa guarda fino a straziare gli occhi il riverbero immutato della neve, cercando nelle orme la logica dei voli, il perché del tempo e delle sillabe lasciate, non riesce a trovare nulla, solo bianco. 
E’ l’attimo che con briga divoratrice mangia il nostro patrimonio più sacro; la nostra riserva ontologica anche se questa cerca con ogni mezzo di tornare a  esistere.

Ho guardato fino a straziare gli occhi
(…)
e non ho trovato nulla, solo bianco.

Restano i dubbi, l’insoluzione dei tanti perché, le questioni senza risposta, e la  nostra fragilità di fronte alla complessità della storia; ma, anche, il palpito di una poesia che ci abbraccia rendendoci infinitamente umani di fronte a semplici candele che si struggono in cera su un tanto simbolico altare:

L’abito bianco dei miei sette anni
con fili di seta e due dita d’amore,
nel profumo incantato dei gigli
e la cera di candele appassite all’altare.

Nazario Pardini


Il bianco delle cose

Torno spesso al bianco delle cose
la neve dei greppi, il muschio gelato
il fiato nell’aria e i fiori del pruno
nel vento che sfuma di rosa il ricordo
del lino sfrangiato e il latte col pane.
La curva del giorno nella bava di nebbia
il bianco del mio dente perduto, il primo,
e il sapore del sangue, la curva del viso
appoggiato alle mani e il primo quaderno.
L’abito bianco dei miei sette anni
con fili di seta e due dita d’amore,
nel profumo incantato dei gigli
e la cera di candele appassite all’altare.
Ho guardato fino a straziare gli occhi
il riverbero immutato della neve,
cercando nelle orme la logica dei voli,
il perché del tempo e delle sillabe lasciate
e non ho trovato nulla, solo bianco.

Franca Donà










4 commenti:

  1. Grazie di cuore al prof. Pardini per aver saputo cogliere nel bianco delle cose, la profondità dei sentimenti che mi hanno ispirata, la mia-nostra fragilità di fronte alla storia, agli anni e al nostro vissuto. Grazie sopratutto per avermi aiutata a leggere ben dentro le mie righe. Franca Donà

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  2. Poesia illuminante ed eterea come il velo del giorno ancor prima dell'alba.

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